Nella prefazione al volume Elio Petri, uomo di cinema. Impegno, spettacolo, industria culturale, Jean A. Gili fa riferimento ai progetti abbozzati, ma mai conclusi da Petri. Il critico francese sottolinea il prezioso lavoro realizzato da Federico Bacci, Stefano Leone e Nicola Guarneri, autori di Elio Petri. Appunti su un autore, cofanetto che contiene il libro Un amore lungo. Tre inediti di Elio Petri e un dvd che offre le testimonianze, tra gli altri, di Bernardo Bertolucci, Robert Altman, Ursula Andress, Flavio Bucci, Dante Ferretti, Giancarlo Giannini, Tonino Guerra, Mariangela Melato, Ennio Morricone, Gillo Pontecorvo, Vanessa Redgrave. Un amore lungo. Tre inediti di Elio Petri raccoglie tre testi. Il primo, Autobus, è un soggetto del 1977 ospitato sulle pagine de l’Unità (8 novembre 1992) col titolo di Il sogno di un autista. Gli altri due sono relativi a Ninni, sceneggiatura inedita scritta all’inizio degli anni Ottanta, e Andamento stagionale, progetto cinematografico realizzato con Paola Pascolini negli ultimi mesi di vita.
In Autobus (Idea per un film), Petri rivela tutto il suo antico piglio letterario, legandosi alla scene iniziali e finali di I giorni contati, lì dove il tram sembra il protagonista di una incursione rivelatrice tra le silenziose umanità in sosta:
«Sì, noi tranvieri siamo persone serie. E alla gente glielo si dovrebbe dire, anche con un film. Che ci vuole? Un bel film su una giornata della mia vita. Come quella che incominciò con Ada che si voleva ammazzare. La lite, veramente, era durata quasi tutta la notte. La strappai dalla finestra più d’una volta. S’era messa in testa che io ero l’amante della moglie di mio fratello, di Cinzia, figuriamoci. Quando arrivò l’alba si mise a fare la valigia, si prese i ragazzini e se ne andò. Io fingevo di dormire, credevo che facesse così per mettermi paura, ma quando d’un tratto non sentii più il ticchettio dei suoi passi e il rumore degli oggetti che ficcava nella valigia, quando non sentii più il frignare dei bambini, dal grande silenzio capii che se n’era andata sul serio».
Ninni presenta una fitta serie di dialoghi, corrispondenti alle battute della sceneggiatura. Colpisce la dettagliata descrizione con cui Petri costruisce il prologo di un giallo tra la rumorosa vitalità del paesaggio napoletano. Un sicario avvicina Filomeno Napolitano, giovane autista di corriera, e lo elimina con cinque colpi. L’intervento del quarantenne Russo, proveniente da Torre del Greco, non può impedire l’esecuzione. Anzi, anch’egli viene freddato dal colpo di pistola dell’assassino che fugge tra le vie di Napoli inseguito dalla polizia. L’uccisione di Filomeno è narrata con la vitalità di chi già immagina la scena di un film:
«Con tutta calma lo sconosciuto estrae dalla cinta uno dei suoi tre revolver, lo punta addosso all’autista ed esplode un primo colpo diretto al cuore.
Napolitano ha un grande scossone, la colazione vola via.
Lo sconosciuto, senza muoversi dal posto che ha scelto per sparare, esplode altri due colpi. Notiamo che non spara al bersaglio grosso, ma prende accuratamente la mira, per colpire Napolitano in punti precisi.
Napolitano crolla a terra, è già morto.
Lo sconosciuto esplode altri due colpi.
Il corpo di Napolitano a terra è scosso dagli ultimi fremiti.
Nel piazzale tutti corrono all’impazzata lanciando grida di terrore.
Lo sconosciuto si accinge a scendere i gradini della corriera, nella mano destra impugna il revolver, nella sinistra stringe la borsa».
Breve è il racconto Andamento stagionale, un incrocio di esistenze “faticose” che, alla vigilia di Natale, mettono a nudo i malesseri di un logoro rapporto coniugale. Aldo e Margherita sono due fiorai che hanno raggiunto una tranquilla agiatezza economica, ma che sembrano sul punto di far esplodere il loro matrimonio e consegnarsi alla solitudine. Le sei pagine della storia, sommariamente abbozzata, sembrano suggerire un lieto fine.
Nel libro L’isola che non c’è. Viaggi nel cinema italiano che non vedremo mai (2015), Gian Piero Brunetta elenca nove soggetti di Petri che non si tramuteranno mai in realizzazioni cinematografiche: Modigliani, Morte di uno scrittore, Appunti per un film in economia, L’uomo nero, Storia di un falso prete, Nostra Signora Metredina, Settore privato, Quartetto e Prima di morire, nucleo fondante di Chi illumina la grande notte.
In L’ultima trovata: trent’anni di cinema senza Elio Petri, Marco Giusti rivela un particolare da molti trascurato: «Poi c’è la voglia di Petri di cimentarsi con il fantastico, visto che già nel 1957 ci aveva provato con I testimoni del nulla, un film che aveva cercato di mettere in piedi con Gigi Vanzi ed Enzo Provenzale, che Franco Cristaldi non volle produrre».
Gili arricchisce l’elenco inserendo anche Zoo, la storia di un esibizionista ambientata a Berlino, scritta negli anni Settanta e pensata per l’interpretazione di Jack Nicholson.
Tra le opere non realizzate restano la sceneggiatura di Chi illumina la grande notte, pubblicata nel 1983 in occasione della Biennale di Venezia, e i soggetti Ex e Breve incontro, presentati sulla rivista Nuovi argomenti.
Secondo Gili il computo degli “incompiuti” è passibile di ulteriori aggiornamenti, suggeriti dalla fitta rete di corrispondenze e contatti che caratterizzò le relazioni di Petri: «Alla fine degli anni Settanta Petri veniva regolarmente a Parigi per incontrare dei giornalisti di Le Canard enchaîné: egli aveva in progetto un film sulla morte di Jean de Broglie, un uomo politico assassinato nel dicembre 1976 in circostanze misteriose, mentre usciva dalla casa del suo consulente fiscale. Ancora nel 1981 Petri mi aveva dato da leggere un romanzo appena pubblicato in Francia, che voleva adattare. Il libro, scritto da un ingegnere, evocava un’operazione di corruzione nell’ambiente della banca, Le Vendredi des banquiers di Philippe Saint-Gil (Flammarion, 1981)».
Presso il Fondo Elio Petri, alla voce Progetti non realizzati, sono elencati ventisei titoli: Appunti per L’italiana, L’italiana (due distinte sezioni), Appunti per ‘Affettuoso rapporto’ e per ‘Le cose’, Cose, Due fatti di cronaca, Una storia iperbolica, Come convincersi della naturalezza di un delitto?, Nostra Signora di Metredina. Scaletta 1967, Nostra Signora di Metredina. Scaletta desunta dalla stesura 1967, Mio padre ovvero L’amicizia, Zoo. Soggetto di Elio Petri, Zoo. Soggetto trattamento sceneggiatura. Vers. inglese/ita / soggetto, Zoo. Trattamento, Zoo. Sceneggiatura in inglese, Ritagli di giornale per “Ninni”, Ninni, Autobus, Chi illumina la grande notte, Anfitrione traduzione Sermonti e note di mano Canali, Appunti di Elio Petri per un soggetto intitolato ‘Eros O.’, Appunti di Elio Petri per un programma televisivo di gruppo intitolato ‘I figli di Colombo’, Identification par Elio Petri, Lucile Laks, The Pope must die, Primavera di bellezza da Boris Vian, Appunti di lavoro di Elio Petri per soggetti.
Appunti per L’italiana (ELPE0049) sono i testi per un soggetto sviluppato con Ennio Flaiano e il diario di lavoro di Elio Petri dal 26 novembre 1966 al 21 gennaio 1967. Sotto il titolo di L’italiana sono presenti due documenti. Il primo (ELPE0050, 9 maggio 1974) è costituito da appunti per un soggetto sulla condizione femminile e il diario di lavoro di Petri (titoli provvisori: La donna ideale, Mamma sorella sposa); il secondo (ELPE0051, 25-28 agosto 1974) è un documento dattiloscritto – con correzioni manoscritte – che reca sulla prima pagina il titolo Affettuoso rapporto su una donna da cui vorremmo essere amati, forse.
Appunti per ‘Affettuoso rapporto’ e per ‘Le cose’ (ELPE0052, 14-15 giugno 1967) indicano il soggetto e il diario di lavoro. Cose (ELPE0052, s.d.) contiene alcune note di Petri «dopo averne parlato con Ennio Flaiano, 16 giugno [1967], e appunti per un dialogo, personaggi Marco e Lucrezia».
Due fatti di cronaca (ELPE0054, 4 settembre 1967) è costituito da due fogli, Sulle cose e L’idiota, per un film sui ragazzi di borgata. Una storia iperbolica (ELPE0055, 14-16 giugno 1967) raccoglie in un’unica pagina un soggetto e il relativo diario di lavoro. Un unico foglio, Come convincersi della naturalezza di un delitto? (ELPE0056, 5 settembre 1967), contiene gli appunti per un dialogo tra due amanti che progettano l’assassinio del marito di lei.
I due documenti relativi a Nostra Signora di Metredina (ELPE0057-58) sintetizzano in due pagine la scaletta del soggetto realizzato con Ugo Pirro. Mio padre ovvero L’amicizia (ELPE0059, 2 agosto 1974) è un testo di annotazioni in quattro pagine relative alla bozza di un soggetto.
I quattro documenti relativi a Zoo (ELPE 0060-63) raccolgono il soggetto e la sceneggiatura del progetto con alcune note e correzioni manoscritte. La versione in inglese fu elaborata da Paul D. Zimmerman.
Anfitrione traduzione Sermonti e note di mano Canali (ELPE0068, s.d.) è un copione tratto dalla commedia di Plauto, corredato di appunti con traduzione di frasi e parole in greco e latino antico ed elenchi di attori. Senza data è anche la redazione di Appunti di Elio Petri per un soggetto intitolato ‘Eros O.’ (ELPE0069), testo dattiloscritto di quattordici fogli. Le pagine degli Appunti di Elio Petri per un programma televisivo di gruppo intitolato ‘I figli di Colombo’ (ELPE0070) si riferiscono ad un progetto per la Rai mai realizzato.
Tre documenti ospitano testi stranieri. Identification par Elio Petri, Lucile Laks (ELPE0071) è una brochure in francese progettata con la collaborazione della sceneggiatrice transalpina. The Pope must die (ELPE0072) contiene un racconto dattiloscritto di Gore Vidal. Primavera di bellezza da Boris Vian (ELPE0073) è la riduzione realizzata da Petri del romanzo Et on tuera tous les affreux (1948) di Boris Vian, L’opera, firmata dallo scrittore francese con lo pseudonimo Vernon Sullivan, è un poliziesco con risvolti umoristici ambientato a Los Angeles. Il protagonista del pastiche burlesco, Rock Bailey, è un giovane che, pur ricevendo generosi consensi dal mondo femminile, è deciso a mantenere la verginità fino ai ventuno anni.
Interessante è la genesi del soggetto per Ninni. La sezione Ritagli di giornale per “Ninni” (ELPE0064) contiene pagine di quotidiani sul caso del “geometra killer”. Il soggetto di Petri prendeva spunto da un fatto di cronaca avvenuto il 9 ottobre 1979. Tra i ritagli del regista è presente l’articolo comparso su l’Unità del giorno successivo, col titolo principale Sgomento in casa della vittima e del killer. Nel catenaccio è sintetizzata la macabra notizia: «Enrico Gay, un geometra trentaduenne, ha ucciso ieri nei pressi della stazione della Vesuviana, Filomeno Napolitano – L’assassino colpito poi a morte da un carabiniere – Nella sua abitazione l’omicida aveva una ricca collezione di armi – Una serie di interrogativi – La moglie dell’assassino, fino a sera, non ha saputo della morte del marito». L’articolo chiarisce che «Filomeno Napolitano, 49 anni, un autista della Vesuviana abitante a Mugnano del Cardinale, sposato e con sette figli, è stato freddato al posto di guida dell’autobus su cui prestava servizio. Lo ha ucciso Enrico Gay, un geometra di 32 anni, anche lui sposato e con due figlie, un giovane dalla vita tranquilla, “al di sopra di ogni sospetto”, un killer tuttavia gelido, spietato, che ha ferito gravemente anche un carabiniere e che poco dopo, nel corso di una fitta sparatoria con polizia e carabinieri attraverso i vicoli di Piazza Mercato, si è fatto ammazzare credendo di poter fuggire». L’articolo sottolinea l’apparente assenza di un movente per il killer-geometra che, armato di tre pistole e in possesso di una foto della vittima, aveva agito con scientifica premeditazione. Parcheggiata la sua Simca aveva raggiunto Napolitano ed eseguito la sua sentenza. L’unico episodio “sospetto” nella vita della vittima era stata la fuga del figlio con una ragazza del vicinato e il rifiuto di Filomeno di accondiscendere alle “nozze riparatrici”.
Nella cronaca de l’Unità di giovedì 11 ottobre 1979, Vito Faenza firma un articolo che chiarisce i torbidi contorni della vicenda. Il titolo non lascia dubbi: Il geometra-killer era un neofascista che eseguiva omicidi su commissione. Le due colonne di cronaca esordiscono con la promessa che l’assassino aveva fatto alla moglie: «Ho un affare privato per le mani e se mi va bene cambiamo la nostra Simca e compriamo una diesel». Il sospetto della vendetta per ragioni d’onore era fondata. Sebastiano Schettino, il padre della ragazza fidanzata col figlio di Napolitano, era intenzionato a regolare i conti ingaggiando un killer, individuato nella figura di Gay. Per fornire al geometra una foto della vittima, Schettino si era rivolto al fotografo di Mugnano, Alfredo Cristelli, offrendogli cinquecentomila lire per un ingrandimento del volto di Napolitano. Arrestati i due per concorso in omicidio, la polizia aveva rinvenuto presso l’abitazione di Gay un incredibile arsenale: «Pistole, fucili, manette, guanti di paraffina, 500 chiavi, opuscoli su armi, radiotrasmittenti, 4 bombe a mano, 6.000 pallottole, 14 candelotti di dinamite, l’attrezzatura per fabbricare munizioni, un silenziatore». La vicinanza del geometra con gli ambienti della destra eversiva risultano dalla presenza di «un volantino di “Avanguardia legionaria”, oggetti con aquile ed altri simboli inequivocabilmente fascisti». Le considerazioni di Faenza aprono ad incredibili risvolti: «Al caso del killer-geometra-bravo ragazzo-fascista stanno lavorando anche gli uomini del generale Dalla Chiesa e quelli della Digos della questura partenopea. Non esistono tracce precise, elementi per collegare il killer con qualche impresa, ma è straordinaria la sua somiglianza con uno dei killer che assassinarono il professor Paolella. L’identikit è, infatti, straordinariamente somigliante con il Gay…».
I contorni della vendetta, del guadagno attraverso l’attività criminosa, dell’arricchimento senza scrupoli costituirono per Petri un quadro ideale sul quale costruire il suo film. La sceneggiatura di Ninni, insieme ai due anni di lavoro per Chi illumina la grande notte, resta certamente uno dei progetti più articolati e definiti. La vicenda poteva mettere in luce la questione delle iniquità sociali e materiali.
Tanto i rilievi sentimentali quanto la durezza dei dialoghi segnalano un registro meno incline al meccanismo carnevalesco e grottesco. L’attenzione si sposta sulla sistematica diffusione della corruttibilità legalizzata in ragione del pericolo terroristico. Uno dei personaggi, il geometra Mazza, segnala la programmazione farsesca degli appalti pubblici che inaugurano cantieri per strade già esistenti, conclamando la perpetuazione di opere inutili, di favori spudorati, di assegnazioni dissennate. La conclusione del capocantiere è amara e provocatoria: «La gente queste cose non le sa, è stufa… per questo, a volte, uno le Brigate rosse le capisce…».
In vari passaggi Filomena, la moglie della vittima, calca la mano sulle difformità di un tessuto sociale votato alla legge dell’affare e del privilegio. In un amaro sfogo la donna sintetizza lo spirito che oppone le miserie quotidiane alle prepotenze dell’arricchimento smodato: «Chillo, Sebastiano, pienza ca tuttu quante fussero comm’a lui… perché lui, lui sì, lui l’ha fatto il matrimonio d’interesse… la moglie tiene quindici anni di più… e gli ha portato in dote quindici ettari di noccioleto… venticinque milioni all’anno… e tutt’e due, che devono conoscere della vita, dell’amore?».
Ma tutto questo non diventerà mai un film.