L’assassino (1961)
Durata: 105 minuti – b/n | Genere: giallo, poliziesco | Regia: Elio Petri | Soggetto: Elio Petri, Tonino Guerra | Sceneggiatura: Elio Petri, Tonino Guerra, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa | Produttore: Franco Cristaldi | Casa di produzione: Vides Cinematografica, S.G.C., Titanus | Fotografia: Carlo Di Palma | Montaggio: Ruggero Mastroianni | Scenografia: Carlo Egidi | Costumi: Graziella Urbinati | Musiche: Piero Piccioni | Prima proiezione: 1 aprile 1961 | Incasso: 251.644.000 lire
Interpreti e personaggi principali
Marcello Mastroianni: Alfredo Martelli | Salvo Randone: commissario Palumbo | Cristina Gaioni: Nicoletta Nogara | Marco Mariani: dottor Margiotta | Micheline Presle: Adalgisa De Matteis | Andrea Checchi: Morello | Paolo Panelli: Paolo | Toni Ucci: Toni | Francesco Grandjacquet: vecchio signore | Mac Ronay: suicida | Franco Ressel: dottor Francesconi | Giovanna Gagliardo: Rosetta | Eugenio Maggi: poliziotto col cappello
Sinossi
Un uomo rientra nel suo elegante appartamento e riempie la valigia per recarsi a Lucca. Durante un rilassante bagno avverte al telefono una donna del suo spostamento. Mentre si prepara, arrivano nel suo appartamento quattro agenti di polizia che lo invitano a recarsi con loro in questura. Qui l’uomo, Alfredo Martelli, di professione antiquario, apprende dopo una snervante attesa della morte di Adalgisa De Matteis, sua nota amante. Ad informarlo è il commissario Palumbo che invita l’interrogato presso il luogo dell’omicidio, l’hotel Sangri-La a Tor San Lorenzo. Dopo il sopralluogo e una ulteriore serie di domande, il presunto omicida non riesce a fornire alcun elemento che certifichi la sua innocenza. La polizia è convinta che il vero movente dell’omicidio sia rappresentato dal debito che l’antiquario ha contratto con la vittima. I fatti accertano che Martelli è un losco faccendiere senza scrupoli che approfitta di ogni opportunità materiale per il proprio tornaconto. Dopo aver abusato della generosità di Adalgisa, Alfonso si è fidanzato con Nicoletta Nogara, un’avvenente e ricca ragazza. Davanti a tanti indizi Martelli viene sbattuto in cella. Nell’angusto locale vengono incarcerati più tardi due giovani, Paolo e Toni, colpevoli di un delitto efferato di cui si sono attribuiti la paternità. I due detenuti invitano Alfredo a dichiararsi colpevole dell’omicidio della De Matteis. L’opera di persuasione sfocia in un clima di violenta insistenza e Martelli ha un moto di reazione ottenendo una nuova sistemazione tra le sbarre. Quando nessuno sembra ormai credere alla sua innocenza, Alfredo viene scarcerato. Palumbo ha tra le mani il vero colpevole del delitto e Martelli può tornare alla vita di sempre.
I giorni contati (1962)
Durata: 102 minuti – b/n | Genere: drammatico | Regia: Elio Petri | Soggetto: Elio Petri, Tonino Guerra | Sceneggiatura: Elio Petri, Tonino Guerra, Carlo Romano | Produttori: Goffredo Lombardo – Anna Maria Campanile | Casa di produzione: Titanus Metro | Fotografia: Ennio Guarnieri | Montaggio: Ruggero Mastroianni | Scenografia: Giovanni Checchi | Costumi: Graziella Urbinati | Musiche: Ivan Vandor | Prima proiezione: 5 aprile 1962 | Incasso: 91.730.000 lire
Interpreti e personaggi principali
Salvo Randone: Cesare Conversi | Franco Sportelli: Amilcare Franceschetti | Regina Bianchi: Giulia | Paolo Ferrari: Vinicio | Vittorio Caprioli: il “professore” | Lando Buzzanca: figlio di Cesare | Giulio Battiferri: Spartaco | Angela Minervini: Graziella | Marcella Valeri: madre di Graziella | Vincenzo Falanga: mazzolatore | Piero Guccione: pittore
Sinossi
Il vedovo Cesare Conversi assiste per caso alla morte di un uomo in tram. L’episodio lo stordisce al punto da indurlo ad un radicale cambiamento di vita. Smette di fare lo stagnaro e abbandona i ritmi quotidiani osservati per tutta una vita di lavoro. Con il vestito delle grandi occasioni comincia a frequentare la città. La riscoperta di piaceri mai vissuti (una mostra d’arte, l’incursione in una borgata infestata dalle zecche, la ricerca di una vecchia amante) lo guidano in un viaggio contraddistinto da dubbi e riflessioni esistenziali. Il suo interlocutore prediletto è l’amico Amilcare, operaio addetto alla manutenzione notturna delle strade. Cesare lo sottopone a questioni filosofiche serrate che vertono sul senso della vita e sull’imminente arrivo della morte. La ricerca di un diverso modo di affrontare l’esistenza porta Conversi ad esaurire i suoi risparmi. Anche il figlio, come tutti gli altri, gli volta le spalle. Il viaggio verso il suo paese natale, cercato come una possibile meta per la vecchiaia, si trasforma in una cocente delusione. Attorno a lui tutti sono impegnati a fare la vita di sempre o a cercare qualche facile scorciatoia. La figlia della vicina di casa, Graziella, finge di andare al lavoro, ma si procura il necessario guadagno frequentando facoltosi signori attempati. Vinicio, ex allievo di Cesare, lo convince a procurarsi del denaro con una truffa assicurativa. Conversi accetta, ma al momento di sottoporsi alla frattura del braccio, rinuncia al losco proposito. Dopo aver approfittato della generosità di Amilcare, ormai ridotto all’indigenza, lo stagnaro decide di riprendere il lavoro e si riconsegna ai ritmi che aveva rinnegato, rinunciando alla sua personale battaglia per una vita migliore. In compagnia della sua borsa Cesare torna a visitare le case della gente.
Il maestro di Vigevano (1963)
Durata: 106 minuti – b/n | Genere: drammatico | Regia: Elio Petri | Soggetto: Lucio Mastronardi (romanzo) | Sceneggiatura: Age & Scarpelli ed Elio Petri | Produttore: Dino De Laurentiis | Casa di produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica Spa | Fotografia: Otello Martelli | Montaggio: Ruggero Mastroianni | Scenografia: Gastone Carsetti | Costumi: Lucilla Mussini | Arredatore: Giovanni Checchi | Musiche: Nino Rota | Prima proiezione: 24 dicembre 1963 | Incasso: 578.141.000 lire
Interpreti e personaggi principali
Alberto Sordi: Antonio Mombelli | Claire Bloom: Ada Badalassi | Piero Mazzarella: commendator Bugatti | Guido Spadea: Nanini | Anna Carena: Drivaldi | Egidio Casolari: Filippi | Agniello Costabile: Zarzalli | Gustavo D’Arpe: Amiconi | Eva Magni: Giuseppina, la prostituta | Bruno De Cerce: Cipollone | Vito De Taranto: direttore Pereghi | Nando Angelini: giornalista | Lilla Ferrante: signorina Cuore | Gaetano Fusari: dottore | Ignazio Gibilisco: Varaldi | Ezio Sancrotti: Carlo Badalassi | Tullio Scavazzi: Rino Mombelli
Sinossi
Il maestro Antonio Mombelli insegna da diciannove anni nella scuola elementare di Vigevano. Nella cittadina è scoppiata da tempo la febbre imprenditoriale e la popolazione locale cerca fortuna nella fiorente industria della calzatura. Ada, sua moglie, non perde occasione per sottolineare la difficile condizione economica che accompagna la loro modesta vita. Rino, il figlio, è un adolescente che ripete per l’ennesima volta la prima media. Per risollevare le sorti della famiglia la signora Mombelli spinge il figlio verso il lavoro di garzone. Più tardi, dopo molte insistenze, obbliga il marito ad approvare il suo impiego da operaia presso la fabbrica dell’industriale Bugatti. Vedendo la moglie segnata dalla faticosa esperienza, Antonio decide di integrare il suo lavoro mattutino con le lezioni del doposcuola. Anche il precario collega Nanini lo segue nell’iniziativa, ma, gravato dalle pressioni dell’insegnamento, decide di togliersi la vita. Ada convince il marito a lasciare la scuola ed investire la liquidazione in una piccola iniziativa imprenditoriale domestica. L’ex maestro Mombelli, spaesato nella nuova realtà diretta dalla moglie e dal cognato Carlo, conosce i primi benefici economici del nuovo corso. Ritrovando i colleghi d’un tempo si abbandona al compiacimento per lo status acquisito e commette un’imperdonabile leggerezza fiscale. La Tributaria sancisce la fine dell’impresa familiare. Col fratello e il sostegno di Bugatti, Ada riapre una nuova attività escludendo il marito. Antonio, costretto a vedere la moglie solo a tarda notte, cade in un delirio onirico. Decide di affrontare gli esami per ritornare ad insegnare. Scopre che Ada ha una tresca con Bugatti poco prima che i due amanti perdano la vita in un incidente stradale. In autunno il vedovo Antonio torna a fare il maestro.
Alta infedeltà (1964)
Durata: 90 minuti – b/n | Genere: commedia | Regia: Franco Rossi, Elio Petri,Luciano Salce, Mario Monicelli | Soggetto: Age & Scarpelli, Ruggero Maccari, Ettore Scola | Sceneggiatura: Age & Scarpelli, Ruggero Maccari, Ettore Scola | Produttori: Dino De Laurentiis, Gianni Hecht Lucari | Casa di produzione: Documento Film, Dino De Laurentiis Cinematografica Spa | Fotografia: Ennio Guarnieri (Scandaloso, Peccato nel pomeriggio, La Sospirosa), Gianni Di Venanzo (Gente moderna) | Montaggio: Giorgio Serralonga (Scandaloso), Renato Cinquini (Peccato nel pomeriggio), Adriana Novelli (La Sospirosa), Ruggero Mastroianni (Gente moderna) | Scenografia: Gianni Polidori (Scandaloso, La Sospirosa), Piero Gherardi (Peccato nel pomeriggio), Mario Garbuglia (Gente moderna) | Costumi: Lucia Mirisola | Arredatore: Giovanni Checchi | Trucco: Sergio Angeloni (Scandaloso), Otello Fava (Peccato nel pomeriggio), Giuliano Laurenti (La Sospirosa, Gente moderna) | Musiche: Nino Rota | Prima proiezione: 24 dicembre 1964
Interpreti e personaggi principali
Scandaloso – Nino Manfredi: Francesco Mangini | Fulvia Franco: Raffaella Mangini | John Phillip Law: Ronald | Eleanor Beaucour: padrona pensione | Vittorio La Paglia: ritardato | Luigi Zerbinati: padre del ritardato
Peccato nel pomeriggio – Charles Aznavour: Giulio | Claire Bloom: Laura
La Sospirosa – Monica Vitti: Gloria | Jean-Pierre Cassel: Tonino | Sergio Fantoni: Paolo, marito di Gloria
Gente moderna – Ugo Tognazzi: Cesare Bertolazzi | Bernard Blier: Reguzzoni | Michèle Mercier: Tebaide, moglie di Cesare
Sinossi
Film costituito da quattro episodi diretti da quattro distinti registi.
Scandaloso (Franco Rossi) – Un marito crede che la moglie sia l’oggetto delle attenzioni di un aitante straniero. Indignato, lo affronta ma scopre di essere lui ad aver destato l’interesse del giovanotto.
Peccato nel pomeriggio (Elio Petri) – Una giovane signora, piena di complessi, tenta di tradire il marito. Dopo lunghe peregrinazioni e numerose perplessità, vi riesce accettando le galanterie di un uomo che, poi, si scoprirà essere proprio il rassegnato marito.
La Sospirosa (Luciano Salce) – Una giovane donna opprime il marito con la sua assillante gelosia. Durante una sua assenza la donna si sfoga con il migliore amico di lui e tradisce il marito, pur non cessando un istante di essere gelosa.
Gente moderna (Mario Monicelli) – Un commerciante di formaggi perde al gioco tutti i suoi averi. Il vincitore è disposto a rinunciare ai propri diritti purché il commerciante gli conceda sua moglie per una notte. Assillato dal timore di essere pubblicamente considerato un marito tradito (anche se in realtà, il tradimento non è stato compiuto) il commerciante spara contro il rivale, fornendo in tal modo, inconsapevolmente, la prova inoppugnabile della propria disgrazia coniugale.
La decima vittima (1965)
Durata: 92 minuti | Genere: fantascienza, azione | Regia: Elio Petri | Soggetto: Robert Sheckley (racconto) | Sceneggiatura: E. Petri, E. Flaiano, T. Guerra, Giorgio Salvioni | Produttore: Carlo Ponti | Casa di produzione: Champion Cinematografica, Les Film Concordia | Fotografia: Gianni Di Venanzo | Montaggio: Ruggero Mastroianni | Scenografia: Piero Poletto | Costumi: Giulio Coltellacci | Musiche: Piero Piccioni | Prima proiezione: 1 dicembre 1965 | Incasso: 620.153.000 lire
Interpreti e personaggi principali
Marcello Mastroianni: Marcello Poletti | Ursula Andress: Caroline Meredith | Elsa Martinelli: Olga | Salvo Randone: il professore | Massimo Serato: l’avvocato | Milo Quesada: Rudi | Luce Bonifassy: Lidia Poletti | Jacques Herlin: Gestore del “Masoch Club” | Evi Rigano: una vittima | George Wang:: cacciatore | Wolfgang Hillinger: barone Von Aschenberg
Sinossi
Anno Duemila. Nel mondo ha preso piede un gioco istituzionale, la Grande Caccia, che per “contenere” la violenza consente solo ai partecipanti di uccidere l’avversario. Ogni giocatore è alternativamente cacciatore e vittima in un confronto a due. Il cacciatore viene informato sull’identità e le caratteristiche della sua vittima. Se l’iscritto passerà indenne dieci sfide sarà proclamato “dechaton” e riceverà onori e un milione di dollari. L’americana Caroline Meredith è alla sua decima missione. Dovrà affrontare da cacciatrice il confronto col romano Marcello Poletti, uscito vincitore da sei duelli. La donna, spacciandosi per giornalista impegnata in inchieste sui comportamenti maschili, avvicina la sua preda con l’intento di eliminarla presso il Tempio di Venere, a due passi dal Colosseo. La spettacolare sfida sarà ripresa dagli emissari della Ming Tea Company di San Francisco che le garantiranno un ulteriore lauto compenso. Poletti, appena separato dalla moglie Lidia per intervento della Sacra Rota, è assillato dall’amante Olga che pretende di sposarlo. Il confronto tra Caroline e Marcello è contrassegnato da un reciproco sospetto. L’uomo è all’apparenza un mite e compassato quarantenne deciso a non abbracciare nessun impegno vincolante. Con l’ausilio dell’amico manager cerca di sincerarsi che Caroline non sia la sua cacciatrice. La donna, da abile manipolatrice, seduce Poletti e ne manda a monte la strategia difensiva col solo obiettivo di condurlo nel teatro della resa dei conti dove è pronto uno spettacolo pubblicitario. Davanti alle danzatrici del Tea Ming, Marcello cade sotto l’esplosione di tre colpi di pistola. Ma Poletti è ancora vivo e si vendica sparando alla cacciatrice. Quando tutto sembra risolto, Caroline riappare per freddare la sua vittima, ma i due sfidanti devono vedersela con la vendetta ordita da Olga e Lidia. L’unica soluzione è quella di scappare insieme.
A ciascuno il suo (1967)
Durata: 99 minuti | Genere: giallo, drammatico | Regia: Elio Petri | Soggetto: Leonardo Sciascia (romanzo) | Sceneggiatura: Elio Petri, Ugo Pirro | Produttore: Franco Cristaldi | Casa di produzione: Cemofilm | Fotografia: Luigi Kuveiller | Montaggio: Ruggero Mastroianni | Scenografia: Sergio Canevari | Costumi: Luciana Marinucci | Trucco: Pier Antonio Mecacci| Musiche: Luis Enríquez Bacalov | Prima proiezione: 22 febbraio 1967 | Incasso: 497.576.000 lire
Interpreti e personaggi principali
Gian Maria Volonté: Paolo Laurana | Irene Papas: Luisa Roscio | Gabriele Ferzetti: avvocato Rosello | Salvo Randone: professor Roscio | Luigi Pistilli: Arturo Manno, il farmacista | Laura Nucci: madre di Paolo | Mario Scaccia: curato di Sant’Anna | Luciana Scalise: Rosina | Leopoldo Trieste: deputato comunista | Giovanni Pallavicino: Raganà | Franco Tranchina: dottor Antonio Roscio | Anna Rivero: signora Manno | Orio Cannarozzo: commissario La Marca | Carmelo Olivero: arciprete
Sinossi
In un paese siciliano il farmacista Arturo Manno, che si concede abitualmente ad avventure extraconiugali, continua a ricevere lettere anonime con minacce di morte. Durante una battuta di caccia Manno e l’amico Antonio Roscio vengono uccisi da alcuni colpi di fucile. Dall’investigazione del commissario La Marca prende corpo l’ipotesi dell’ennesimo delitto passionale. Il professor Paolo Laurana si appassiona al caso e scopre che le lettere anonime erano state composte con alcuni ritagli dell’Osservatore Romano. Le sue ricerche lo portano a confronto con l’enigmatico curato di Sant’Anna e il bonario Don Rosello. A Palermo, dove insegna, il professore scopre dalle parole da un amico deputato che Antonio Roscio aveva raccolto prove compromettenti ai danni di un affarista locale. Prende corpo la certezza che l’agguato sia stato organizzato per colpire Antonio Roscio e che il farmacista fosse solo una vittima occasionale. Con l’apparente complicità dell’amico avvocato Rosello e della vedova Luisa Roscio, cugina del legale, Laurana cerca di raccogliere prove utili all’individuazione degli assassini. Il dottor Roscio, padre dell’ucciso, fornisce a Paolo un pacchetto ricevuto dal figlio. È un diario in cui il defunto ha annotato informazioni compromettenti che inchiodano l’avvocato Rosello, implicato in numerose attività illecite. Luisa Roscio finge di solidarizzare con la scoperta di Laurana, ma in realtà, da sempre legata amorosamente al cugino, sta tramando una terribile trappola. Dopo essersi incontrata con Paolo, la donna lo lascia tra le grinfie dei tirapiedi di Rosello. Laurana viene barbaramente ucciso dalla deflagrazione di un ordigno esplosivo. Liberatisi del fastidioso ostacolo, Luisa Roscio e l’avvocato Rosello possono finalmente coronare il loro sogno di matrimonio tra le congratulazioni dei compaesani.
Un tranquillo posto di campagna (1968)
Durata: 106 minuti | Genere: thriller, drammatico | Regia: Elio Petri | Soggetto: Elio Petri, Tonino Guerra | Sceneggiatura: Elio Petri, Tonino Guerra, Luciano Vincenzoni | Produttore: Alberto Grimaldi | Casa di produzione: Produzioni Europee Associati (PEA), Les Productions Artistes Associés, Produzioni Associate Delphos | Fotografia: Luigi Kuveiller | Montaggio: Ruggero Mastroianni | Scenografia: Sergio Canevari | Costumi: Giulio Coltellacci | Trucco: Pier Antonio Mecacci | Musiche: Ennio Morricone | Prima proiezione: 14 novembre 1968 | Incasso: 387.358.000 lire
Interpreti e personaggi principali
Franco Nero: Leonardo Ferri | Vanessa Redgrave: Flavia | Gabriella Grimaldi: Wanda Valier | Georges Géret: Attilio Bressan | Madeleine Damien: madre di Wanda | Valerio Ruggeri: macellaio | Rita Calderoni: Egle | Renato Menegotto: amico di Egle | John Francis Lane: infermiere | Arnaldo Momo: professor Barbin | David Mansell: medium | Otello Cazzola: negoziante ferramenta | Umberto Di Grazia: paesano
Sinossi
Il pittore Leonardi Ferri vive in un appartamento in centro a Milano con la sua amante-manager Flavia. L’artista manifesta una crisi creativa e insiste per trasferirsi in una villa padovana che ha individuato durante un suo viaggio. La compagna, inizialmente restia, lo accontenta e affitta il prestigioso edificio. Tra le sale e le mura pericolanti della sua nuova dimora, Ferri fatica a concentrarsi sui suoi progetti artistici. Avverte la presenza di uno spirito ostile che anima quel luogo. Grazie alle testimonianze dell’amministratore Attilio Bressan e di un macellaio, apprende che nel giardino della villa è morta una diciassettenne veneziana di nome Wanda. La giovane, di nobili origini, si recava spesso in quella zona di campagna e intratteneva frequenti rapporti carnali con amanti del luogo. Ferri, ossessionato dalla presenza del suo fantasma, ma contemporaneamente ammaliato dalla sua bellezza, cerca di ristabilire la verità storica. Tutte le testimonianze – compresa quella dell’anziana madre ridotta all’elemosina nella sua dimora veneziana – sottolineano il potere seduttivo della ragazza. Durante l’ultima visita di Flavia, nella villa si tiene una seduta spiritica per evocare il fantasma di Wanda. Per l’ennesima volta l’edificio sembra scosso dai segnali malefici della sua presenza. Ne fa le spese la compagna di Ferri, colpita da un principio di soffocamento. L’episodio scatena l’ira di Leonardo che si accanisce su Flavia. Nel delirio, l’arrivo dei carabinieri certifica che Attilio è il vero responsabile della morte di Wanda, uccisa per gelosia davanti al muro crivellato dai proiettili dell’aviazione tedesca. Ferri viene internato in una clinica dove, secondo la volontà della perfida Flavia, realizzerà un preciso numero di nuove creazioni artistiche.
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970)
Durata: 115 minuti | Genere: giallo, poliziesco | Regia: Elio Petri | Soggetto: Elio Petri, Ugo Pirro | Sceneggiatura: E. Petri, Ugo Pirro | Produttori: Marina Cicogna, Daniele Senatore | Casa di produzione: Produzioni Europee Associati (PEA), Les Productions Artistes Associés, Produzioni Associate Delphos | Fotografia: Luigi Kuveiller | Montaggio: Ruggero Mastroianni | Scenografia: Carlo Egidi | Costumi: Angela Sammaciccia | Musiche: Ennio Morricone | Prima proiezione: 9 febbraio 1970 | Incasso: 1.928.248.000 lire
Interpreti e personaggi principali
Gian Maria Volonté: il “Dottore” | Florinda Bolkan: Augusta Terzi | Gianni Santuccio: il Capo | Salvo Randone: l’idraulico | Orazio Orlando: brigadiere Biglia | Arturo Dominici: dottor Mangani | Aldo Rendine: dottor Panunzio | Sergio Tramonti: Antonio Pace, l’anarchico | Vittorio Duse: Canes | Fulvio Grimaldi: Patanè, giornalista di Paese Sera | Massimo Foschi: marito di Augusta
Sinossi
Un uomo entra nell’appartamento di un palazzo romano per incontrare la sua amante. Durante l’atto amoroso l’uomo taglia la gola della donna con una lametta. Dopo l’omicidio, lascia volutamente impronte e segnali della sua presenza, ruba dei gioielli e avverte al telefono la polizia. Uscendo dall’edificio l’assassino incontra l’anarchico Antonio Pace che abita nello stesso stabile. La vittima è Augusta Terzi e il suo giustiziere è il “Dottore”, capo della Squadra Omicidi, appena promosso alla guida dell’Ufficio Politico. Durante le indagini il “Dottore” induce gli inquirenti a cogliere le tracce della sua colpevolezza: telefonate anonime, coinvolgimento di testimoni ed elementi probanti. Intanto la polizia sta “torchiando” l’ex marito della Terzi, il principale indiziato. Il perverso gioco innescato dal funzionario, contemporaneamente assertore della “repressione” e autore di un raccapricciante delitto, mette in difficoltà l’intera Squadra Omicidi. Mentre l’assassino insiste a disseminare prove che possano identificarne la responsabilità, affiorano i ricordi del suo morboso rapporto con la vittima. I due inscenavano ricostruzioni di efferati episodi delittuosi per una forma di complicità “malata”. La situazione era sfuggita di mano per le costanti provocazioni di Augusta che etichettava il suo amante come un “bambino”, stringendo una relazione con Antonio Pace. Per vendicare il torto, l’assassino cerca di far ricadere sull’anarchico la responsabilità dei recenti attentati dinamitardi. Quando le indagini sull’omicidio Terzi sembrano arenarsi, l’assassino consegna una confessione scritta al collega Mangani. I vertici della polizia si recano presso l’abitazione del “Dottore” costringendolo a negare ogni addebito e riconducendolo alla ragione. La scena ha i contorni di un incubo. Sarà tutto vero?
La classe operaia va in paradiso (1971)
Durata: 112 minuti | Genere: drammatico | Regia: Elio Petri | Soggetto: Elio Petri, Ugo Pirro | Sceneggiatura: Elio Petri, Ugo Pirro | Produttore: Ugo Tucci | Casa di produzione: Euro International Film | Fotografia: Luigi Kuveiller | Montaggio: Ruggero Mastroianni | Scenografia: Dante Ferrettii | Costumi: Franco Caretti | Trucco: Pier Antonio Mecacci | Musiche: Ennio Morricone | Prima proiezione: 17 settembre 1971 | Incasso: 1.460.233.000 lire
Interpreti e personaggi principali
Gian Maria Volonté: “Lulù” Massa | Mariangela Melato: Lidia | Salvo Randone: Militina | Gino Pernice: sindacalista | Luigi Diberti: Bassi | Mietta Albertini: Adalgisa | Donato Castellaneta: Marx | Adriano Amidei Migliano: tecnico | Guerrino Crivello: “Sanguetta” | Ezio Marano: cronometrista | Giuseppe Fortis: Valli | Corrado Solari: Tarcisio Mena | Flavio Bucci: operaio | Luigi Uzzo: Napoli | Federico Scrobogna: Arturo
Sinossi
Ludovico Massa, detto Lulù, è un operaio novarese impiegato presso l’azienda cittadina BAN. Dopo il divorzio, convive con Lidia e il piccolo Arturo, figlio della donna. La cifra essenziale del Lulù-pensiero è lavorare a testa bassa, guadagnare il più possibile con il cottimo e non coltivare alcuna aspirazione. Questa mentalità gli garantisce la considerazione dei dirigenti aziendali (i tempi di lavoro sono stabiliti sulle sue “prodigiose” prestazioni), ma gli procura le critiche di alcuni colleghi e un menage familiare privo di vitalità virile. La BAN è una delle tante fabbriche in lotta. Si fronteggiano i manifestanti degli studenti (l’ala oltranzista) e quelli dei sindacati riuniti. Lulù ostenta distacco da ogni rivendicazione e rimane fedele al suo credo. Sono il cottimo e i tempi di lavoro a generare le polemiche tra gli operai più bellicosi. Quando, in seguito ad un incidente, Massa perde un dito, il clima teso nella fabbrica esplode. Lulù, investito da un traumatico risveglio “sociale”, comincia a cavalcare la protesta dell’ala rivoluzionaria. Un fugace rapporto con la giovane Adalgisa per recuperare l’antico vigore sessuale e il dialogo con l’anziano Militina, ex operaio ricoverato nel manicomio cittadino, non leniscono il suo disorientamento. Lulù si schiera con l’ala oltranzista e, dopo i disordini alla BAN, perde contemporaneamente il lavoro e la compagna Lidia, che lascia la casa insieme al piccolo Arturo. Massa piomba in uno stato di disperazione disarmante. Cerca aiuto nell’attivista Marx, ma prende coscienza che la lotta generale del movimento operaio non contempla la considerazione di situazioni personali. Sempre più solo, spaventato all’idea di fare la fine del povero Militina, va incontro ad una depressione ingovernabile. Il ritorno di Lidia e Arturo avviene mentre giugnge la notizia della sua riassunzione alla BAN. Tutto volge alla normalità di sempre. Lulù racconta ai colleghi di aver sognato l’abbattimento di un muro che conduceva al paradiso l’intera classe operaia.
La proprietà non è più un furto (1973)
Durata: 126 minuti | Genere: drammatico, grottesco | Regia: Elio Petri | Soggetto: Elio Petri, Ugo Pirro | Sceneggiatura: Elio Petri, Ugo Pirro | Produttore: Claudio Mancini | Casa di produzione: Quasars Film Company, Labrador Film | Fotografia: Luigi Kuveiller | Montaggio: Ruggero Mastroianni | Scenografia e Costumi: Gianni Polidori | Trucco: Pier Antonio Mecacci | Musiche: Ennio Morricone | Prima proiezione: 3 ottobre 1973 | Incasso: 1.451.300.000 lire
Interpreti e personaggi principali
Flavio Bucci: Total | Ugo Tognazzi: il macellaio | Salvo Randone: il padre di Total | Mario Scaccia: Albertone | Daria Nicolodi: Anita | Orazio Orlando: brigadiere Pirelli | Ettore Garofolo: Bocio | Julien Guiomar: direttore della banca | Jacques Herlin: impiegato della banca | Luigi Proietti: Paco | Gino Milli: Zagané | Cecilia Polizzi: Mafalda | Elena Fabrizi: cliente del macellaio | Claudio Mancini: uno dei rapinatori | Filippo De Gara: venditore di antifurti
Sinossi
Il ragionier Total è ossessionato dal denaro. Il solo contatto con le banconote gli procura un prurito irrefrenabile. Questo disagio non gli impedisce di lavorare come contabile presso il Monte della SS. Trinità. La lussuosa banca ha tra i suoi clienti più facoltosi un volgare macellaio arricchito che deposita spesso i proventi delle sue molteplici attività, gratificando gli impiegati con pacchetti di carne. Total, che si professa “marxista mandrakista” perché ruba solo ciò che gli serve, individua nel macellaio il suo nemico “ideologico” e decide di intraprendere contro di lui una guerra personale. Prima gli ruba il coltello preferito, poi si introduce a casa sua e si impossessa dei gioielli dell’amante Anita. Il macellaio approfitta dell’intrusione per incassare il premio dell’assicurazione sugli oggetti più preziosi che ha furbescamente nascosto in cantina. Il brigadieri Pirelli si attiva per scoprire l’identità del ladro, ma non riceve collaborazione dal derubato che ha tutto l’interesse a non far emergere la natura illecita dei suoi guadagni. Total, animato dai suoi propositi ossessivi, insiste nel violare ad ogni occasione le proprietà del macellaio. Dopo aver ottenuto la collaborazione e gli insegnamenti del ladro-artista Albertone, il ragioniere rapisce l’amante Anita, ma dopo qualche ora le permette di fare ritorno a casa. Pirelli, che ha individuato in Total il colpevole dei furti, conta sulla testimonianza del macellaio per inchiodarlo. Il rude commerciante di carne e la sua amante fingono di non riconoscerlo come colpevole e rivolgono le loro accuse su Albertone che, colto da infarto, muore davanti al brigadiere. Esasperato dalle folli iniziative del ragioniere, il macellaio si reca a casa di Total per convincerlo ad entrare in società con lui. L’irremovibile diniego del bancario costringe il suo antagonista a ricorrere ad un gesto sconsiderato e definitivo.
Todo modo (1976)
Durata: 125 minuti | Genere: drammatico, grottesco | Regia: Elio Petri | Soggetto: Elio Petri, Ugo Pirro | Sceneggiatura: Elio Petri, Ugo Pirro | Produttore: Daniele Senatore | Casa di produzione: Cineveras | Fotografia: Luigi Kuveiller | Montaggio: Ruggero Mastroianni | Scenografia: Dante Ferretti | Costumi: Franco Carretti | Trucco: Pier Antonio Mecacci | Musiche: Ennio Morricone | Prima proiezione: 30 aprile 1976 | Incasso: 843.147.000 lire
Interpreti e personaggi principali
Gian Maria Volonté: M., il Presidente | Marcello Mastroianni: don Gaetano | Mariangela Melato: Giacinta, moglie di M. | Renato Salvatori: dottor Scalambri | Ciccio Ingrassia: on. Voltrano | Michel Piccoli: Lui | Franco Citti: autista di M. | Cesare Gelli: vicequestore Arras | Adriano Amidei Migliano: on. Capra Porfiri | Tino Scotti: il cuoco | Guerrino Crivello: lo speaker televisivo
Sinossi
Mentre la popolazione si trova a fronteggiare gli effetti di un’epidemia mortale, un’auto conduce un misterioso signore dai capelli bianchi all’albergo Zafer. L’edificio, dove un ascensore guida gli ospiti in una dimensione sotterranea, è gestita da don Gaetano, enigmatico personaggio che progetta e gestisce i ritiri spirituali organizzati nella claustrofobica struttura. Gli ospiti sono importanti uomini politici e noti dirigenti di imprese statali. Tra gli invitati al programma dei ritiri spicca la figura del Presidente M., giunto allo Zafer con la moglie Giacinta. Nel gruppo dei partecipanti serpeggiano malumori e tensioni indotte da una strisciante lotta di potere. L’attesa di un noto uomo politico, identificato come Lui, accende la curiosità e alimenta il clima di mistero che avvolge lo Zafer. Durante lo svolgimento del Santo Rosario la morte dell’onorevole Michelozzi segna l’inizio di una preoccupante sequenza di omicidi. Lo stesso don Gaetano, sospettato di venir meno alla sua missione salvifica, è rinvenuto cadavere. L’indagine è affidata ad un magistrato della Procura, il dottor Scalambri, giunto allo Zafer per fare chiarezza sull’identità dei colpevoli. Il clima, ulteriormente acceso dalle reciproche accuse incrociate che gli ospiti si scambiano, viene stemperato dal tentativo del Presidente M. di raccogliere gli elementi per l’identificazione dell’assassino. Il talento enigmistico dell’eminente uomo politico produce risultati sostanziali, elaborando un documento ricco di sigle e numeri ritrovato alla morte di don Gaetano. Quando la verità sembra prendere forma, il Presidente M. si prepara a partire. Uscito dallo Zafer scopre che tutti gli ospiti giacciono senza vita nel giardino. Comprendendo di essere ormai alla fine, si consegna alla volontà omicida del suo autista, l’insospettabile sicario che è l’assoluto responsabile della terribile strage.
Buone notizie (1979)
Durata: 107 minuti | Genere: commedia, grottesco | Regia, soggetto e sceneggiatura: Elio Petri | Produttori: Elio Petri, Giancarlo Giannini | Casa di produzione: Medusa | Fotografia: Tonino Nardi | Montaggio: Ruggero Mastroianni | Scenografia: Amedeo Fago, Franco Pellecchia | Costumi: Barbara Mastroianni | Musiche: Ennio Morricone | Prima proiezione: 22 novembre 1979 | Incasso: 917.694.000 lire
Interpreti e personaggi principali
Giancarlo Giannini: l’uomo | Ángela Molina: Fedora, sua moglie | Paolo Bonacelli: Gualtiero Milano | Aurore Clément: Ada, moglie di Gualtiero | Ombretta Colli: Tignetti | Ninetto Davoli: attivista sindacale | Ritza Brown: Benedetta, amica di Fedora | Franco Javarone: commissario di polizia |Filippo De Gara: secondo attivista sindacale | Giovanni Baghino: mago in tv
Sinossi
Un dirigente televisivo, insoddisfatto dalla propria vita coniugale e distaccato nella routine dell’ufficio, cova la fastidiosa convinzione di non piacere alle donne. La sua rigidità lo rende umoralmente intermittente e capace di un egoismo senza limiti. Le frequenti minacce di attentato che coinvolgono la sua azienda e l’incessante produzione televisiva di annunci catastrofici sembrano non toccarlo. In una Roma coperta costantemente da rifiuti, l’uomo (di cui è sconosciuto il nome) pare schiacciato dalla noia della sua esistenza grigia e scarica le insoddisfazioni attraverso la trivialità del suo linguaggio. La convivenza con la moglie Fedora è segnata da un’incomunicabilità senza soluzioni. Un giorno l’amico Gualtiero, insegnante di liceo che l’uomo non vede da quindici anni, si fa vivo e chiede di incontrarlo. Il pacioso professore dichiara di essere prossimo alla morte per opera di alcuni non identificati sicari. L’uomo, infastidito e innervosito dalle manie persecutorie di Gualtiero, cede alle seducenti richieste di Ada, moglie dell’amico, e accetta di persuaderlo affinché si ricoveri in una struttura per cure psichiche. Gualtiero accetta il trasferimento alla clinica Salus Tua senza resistenze. Questo permette all’uomo di consegnarsi alla voluttuosa disponibilità di Ada, ma l’unione carnale non si realizza per le rigide e maniacali reazioni del dirigente televisivo. Quando l’uomo scopre dal notiziario tv che Gualtiero è stato assassinato cade nello sconforto. Il senso di colpa lo getta in un inedito stato emotivo. Al funerale dell’amico Fedora gli rivela di essere stata l’amante di Gualtiero e di aspettare da lui un figlio. L’uomo è disperato ma, davanti all’accorato appello della moglie, recupera un barlume di umanità. In ufficio il dirigente trova una busta lasciata dall’amico assassinato. Spera di dare soluzione al dilemma e invece scopre l’ultimo scherzo di Gualtiero.